Comè noto, una stella è una sfera di gas in equilibrio
idrostatico.
A causa dellalta temperatura il gas è completamente ionizzato, ovvero gli elettroni
sono tutti "strappati" dagli atomi e costituiscono un mare che si compenetra con
un analogo mare di nuclei atomici.
In estrema sintesi, lequilibrio stellare può essere descritto come segue.
Immaginiamo di suddividere idealmente una stella in una serie di gusci sferici concentrici
dando luogo ad una struttura a buccia di cipolla. Fissando lattenzione su un
generico guscio, esso risente della forza di gravità sviluppata dalla massa stellare
compresa allinterno del volume delimitato dal guscio stesso. Il guscio allora tende
a contrarsi collassando verso il centro. Daltra parte, a causa delle reazioni
nucleari che si sviluppano al centro (dove maggiori sono la temperatura e la densità), il
gas sottostante è scaldato a temperature tali da esercitare sul guscio in considerazione
una pressione atta a controbilanciare la sua tendenza al collasso. Pertanto, il
guscio rimane stabile e, come lui, anche ogni altro guscio: la stella è dunque in
equilibrio idrostatico.
Dopo diversi miliardi di anni, tuttavia, il combustibile nucleare al centro si esaurisce e
la produzione di energia cessa. La temperatura diminuisce e la pressione non è più in
grado di controbilanciare la gravità. La stella allora si contrae fino a
stabilizzarsi su un raggio molto più piccolo (dellordine di 7000 km, cento volte
più piccolo di una stella come il Sole): proprio a causa delle sue ridotte dimensioni la
stella in questa configurazione viene detta nana bianca (Sirio, la stella più
luminosa che appare in cielo, è effettivamente una nana bianca).
Lappellativo bianca deriva dal colore assunto dalla nana.
Un gas che si comprime tende a scaldarsi, comè facile verificare utilizzando una
pompa da bicicletta. Dunque, al contrarsi della stella, gli strati più esterni di
gas - che inizialmente sono gialli o rossi - si scaldano a temperature di qualche decina
di migliaia di gradi.
Così come il ferro arroventato passa dal colore rosso a quello bianco man mano che la sua
temperatura aumenta, analogamente gli strati di gas superficiali assumono il colore bianco
al momento in cui la stella si stabilizza. Sottolineiamo che la temperatura
superficiale è assolutamente trascurabile rispetto a quella centrale.
Ma se le reazioni nucleari all'interno della nana bianca si sono esaurite, da
dove si origina la pressione che la stabilizza?
Per dare una risposta a questa domanda dobbiamo accantonare momentaneamente la fisica
stellare e rivolgerci alla meccanica quantistica.
In particolare, dobbiamo considerare il Principio di Indeterminazione di
Heisenberg e il Principio di Esclusione di Pauli.
In fisica classica non vi sono ostacoli, in linea di principio, a misurare con
grande precisione sia la velocità che la posizione di un oggetto in movimento. Se
però loggetto è dato da una particella elementare leggerissima, ad esempio un
elettrone, questo assunto non è più valido. In effetti, per osservare con
precisione la sua posizione, dobbiamo illuminarlo con radiazione relativamente intensa
"per vederci meglio".
Tuttavia, i fotoni, al momento dellinterazione con lelettrone, ne alterano la
velocità originaria, che quindi viene conosciuta con scarsa precisione. Se invece
illuminiamo lelettrone con fotoni meno energetici per perturbarne la velocità in
misura minore, lo "vedremo peggio" e la sua posizione sarà nota con minor
precisione. Dunque, quanto migliore sarà la conoscenza della posizione di un
elettrone, tanto peggiore sarà la conoscenza della sua velocità, e viceversa.
Pertanto in meccanica quantistica non ha senso associare ad un elettrone una posizione
precisa, ma piuttosto un piccolo "volumetto" allinterno del quale è
altamente probabile trovarlo. Se due elettroni sono così vicini da
"sovrapporre" i rispettivi volumetti, avranno, per la meccanica quantistica, la
stessa posizione.
Questo risultato, lo ricordiamo, è un effetto tipicamente quantistico in quanto, in
fisica classica, è sempre possibile associare a due elettroni puntiformi diversi
posizioni diverse, per quanto vicini essi possano essere.
Veniamo ora al Principio di Esclusione, che stabilisce che due
elettroni non possono avere contemporaneamente uguali le seguenti quantità: massa,
velocità, spin, posizione. Lo spin è una misura della velocità di
rotazione dellelettrone su sé stesso e vale, in opportune unità, + 0,5
o - 0,5; in altre parole lelettrone si comporta come una
piccola trottola che ruota ad una velocità fissa in senso orario o antiorario. Se
due elettroni con lo stesso spin sono talmente vicini da avere la stessa posizione (per il
Principio di Indeterminazione) allora, per il Principio di Esclusione, devono avere
velocità diverse, dal momento che anche la loro massa, ovviamente, è uguale.
Siamo ora finalmente in grado di rispondere alla domanda che ci siamo posti più
sopra riguardo alle nane bianche.
A seguito della continua contrazione della stella dovuta allesaurirsi delle reazioni
nucleari, la densità centrale sale al punto che diversi elettroni vengono a trovarsi
nella stessa posizione. Essi devono pertanto distinguersi per la loro velocità.
Tanto maggiore è il numero di elettroni che si vanno ad aggiungere nella stessa
posizione, tanto più alti sono i valori di velocità che "gli ultimi arrivati"
devono acquisire, dal momento che i valori più bassi sono già stati assunti dagli
elettroni che si sono addensati in precedenza.
E' facile capire che la pressione del gas di elettroni cresce al crescere della velocità
con cui tali elettroni sciamano, ovvero allaumentare della loro densità.
Quando la densità sale sufficientemente (~107 g/cm3, 10 milioni di
volte più alta di quella dellacqua che, ricordiamo, è pari a 1 g/cm3),
la pressione elettronica è in grado di contrastare la gravità e la stella si assesta
diventando una nana bianca.
Accenniamo infine al fatto che, se una stella ha una massa superiore alla così
detta massa di Chandrasekhar (pari a 1,4 masse solari), la gravità è così alta
che la pressione elettronica, per quanto elevata, non arriva a contrastarla.
La densità cresce sempre più e con essa la velocità degli elettroni che giunge ad
essere paragonabile a quella della luce. Gli elettroni, allora, urtano così
violentemente con i protoni da fondersi con essi e dare luogo a neutroni. La stella,
in effetti, si trasforma in un enorme aggregato di neutroni e viene detta, appunto, stella
di neutroni.
Per questo "mare" di neutroni valgono le stesse considerazioni sviluppate più
sopra per gli elettroni. Dunque, ad un certo punto la pressione dei neutroni
diventerà così alta da pareggiare la gravità. Questo avviene a densità cento milioni
di volte più alte di quelle di una nana bianca (1015 g/cm3), e la
stella di neutroni si stabilizza a raggi di una decina di chilometri.
Alcune stelle di neutroni hanno sulla loro superficie una zona attiva in cui viene
prodotta radiazione. In favorevoli condizioni di allineamento, questa zona diventa
osservabile dalla Terra ad ogni giro che la stella compie su sé stessa, come accade con
un faro. A causa del carattere pulsato della loro radiazione, queste stelle di
neutroni vengono anche dette pulsar (dalla contrazione delle parole inglesi pulsating
star).
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