Il corpo nero
Annibale D'Ercole
Osservatorio Astronomico - Bologna
E' noto che un corpo caldo emette radiazione
tramite gli atomi che lo compongono. La radiazione atomica, daltro canto, è prodotta dagli elettroni il cui moto allinterno di un atomo può essere assimilato, ai fini dello studio della radiazione emessa, ad unoscillazione avanti e indietro rispetto al nucleo. Ad un oggetto in movimento è associata unenergia lenergia cinetica -- che cresce allaumentare della sua velocità: un bersaglio riceve un danno maggiore se raggiunto da un proiettile sparato con una pistola piuttosto che scagliato, diciamo, con una fionda, perché nel secondo caso la velocità, e dunque lenergia in gioco, è minore. Nel caso delloscillazione di un elettrone allinterno di un atomo (oscillatore atomico) la rapidità del moto, e di conseguenza la sua energia cinetica E , è misurata dalla frequenza che è anche la stessa frequenza della radiazione emessa. Dal momento che lenergia trasportata da unonda elettromagnetica è legata allenergia dellelettrone che lha emessa, si ricava che lenergia della radiazione è tanto maggiore quanto maggiore è la sua frequenza: i raggi infrarossi sono meno energetici di quelli ultravioletti perché la loro frequenza è minore (o, equivalentemente, la loro lunghezza donda è maggiore, dal momento che vale la relazione = c / , dove c è la velocità della luce). Se si agita una scatola piena di palline, queste acquisiscono una velocità che non è uguale per tutte, alcune essendo più veloci, e dunque più energetiche, di altre. È possibile tuttavia definire unenergia media rappresentativa del moto delle palline nel loro insieme: allaumentare dellagitazione della scatola lenergia media aumenta. Analogamente, se, fornendo calore, un oggetto viene portato alla temperatura T , gli elettroni allinterno degli atomi acquisiscono diverse frequenze e quindi diverse energie cinetiche E la cui media è data da . Se la temperatura aumenta, le velocità di oscillazione crescono, e così pure . Dal momento che lintensità dellirraggiamento cresce al crescere dellenergia degli elettroni, questo spiega la comune esperienza che ogni corpo riscaldato emette una radiazione (si pensi al filamento di una lampadina) la cui intensità aumenta allaumentare della temperatura. Ma lincremento di luminosità non è lunico effetto associato alla crescita della temperatura. Allaumentare delle energie degli elettroni viene emessa radiazione che si estende fino a frequenze maggiori, e loggetto scaldato cambia colore. Quando cominciamo a scaldare il filamento di una stufa elettrica, esso effettivamente non emette radiazione visibile, ma emana calore tramite radiazione infrarossa. Allaumentare della temperatura la potenza irraggiata aumenta, e il filamento dapprima assume un colore rosso cupo per poi passare ad un arancione vivo, dal momento che larancione corrisponde a radiazione di lunghezza donda minore rispetto al rosso e allinfrarosso. Benché il quadro appena descritto si applichi a tutti gli oggetti, ci si aspetta che corpi di sostanze diverse, anche se posti alla stessa temperatura, presentino qualche differenza nella radiazione emessa perché diversi sono gli atomi che li compongono e diverse sono le loro modalità di oscillazione (si pensi alla diversità di oscillazione di una molla di orologio e di una molla utilizzata come ammortizzatore di unautomobile). In effetti queste differenze ci sono. Tuttavia, fin dal 1792, T. Wedgwood, famoso per le sue porcellane e antenato di Darwin, aveva osservato che tutti i corpi diventano rossi roventi alla stessa temperatura. In realtà cè una condizione particolare in cui tutti i corpi, indipendentemente dalla natura, emettono la stessa radiazione: questa condizione è detta equilibrio termodinamico. Una reale comprensione dellequilibrio termodinamico
si ottiene solo tramite la meccanica quantistica. Fu Max Planck nel 1900 a fornire la formula che descrive esattamente la potenza emessa da ununità di superficie di un corpo nero, e che va sotto il nome di legge di Planck: In questa formula h e k
sono, rispettivamente, la costante di Planck e la costante di Boltzmann, e rappresenta la frequenza della radiazione.
Lenergia irraggiata non è monocromatica, ma viene emessa a tutte le frequenze.
Infatti, come abbiamo già detto, gli elettroni non oscillano allunisono tutti alla
stessa frequenza; questa differenziazione porta ad una molteplicità di frequenze delle
onde elettromagnetiche prodotte. Dalla formula di Planck si può riottenere in modo naturale
questa relazione che vincola la lunghezza donda del massimo di emissione alla
temperatura: allaumentare di questultima il grosso dellemissione avviene
a lunghezze donda via via decrescenti. Si è già accennato allinizio come la legge di
Planck trovi vasto utilizzo in astrofisica. Mediante osservazioni spettroscopiche (ovvero
misurazioni di luminosità a diverse frequenze) di una sorgente è possibile ricostruirne
lo spettro e risalire a max,
e poi dedurre la temperatura tramite la legge di Wien. Se poi è nota la distanza d
della sorgente, dalla luminosità apparente l si
ricava la luminosità assoluta L = l / 4 d2. Accanto alla larga applicabilità dellemissione di
corpo nero, la sua straordinaria importanza risiede nel fatto che, per arrivare alla sua
spiegazione, Planck fu indotto, dopo anni di tentativi, ad ipotizzare che le frequenze con
cui oscillano gli elettroni non possono assumere valori qualunque, ma solo valori multipli
di una frequenza fondamentale o
, ossia o, 2o, 3o, ecc. A sinistra: distribuzione spettrale dell'intensità
della radiazione termica secondo Planck, per temperature da 2000 a 4000 °K. Le
temperature, in gradi kelvin, sono indicate sulle curve corrispondenti. L'unità in
ascissa è 0,1 m (1 m è uguale a 10-6 m). La parte tratteggiata corrisponde
alla regione dell'ultravioletto fino a 0,28 m ; la regione del visibile è quella fra le
due punteggiate.
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