Consideriamo i primissimi istanti del
Big Bang, quando la temperatura è così alta che la materia
è sgretolata nei suoi costituenti più semplici: protoni,
neutroni, neutrini, muoni, elettroni e le rispettive antiparticelle. Protoni
(p) e neutroni (n) decadono e si riformano continuamente,
mantenendo in media una certa abbondanza di equilibrio, tramite le interazioni
deboli che coinvolgono elettroni (e-), antielettroni
(e+) e neutrini (e):
La doppia freccia indica che l’interazione avviene
in entrambe le direzioni.
Ad esempio, nel primo caso un antielettrone ed un
neutrone danno luogo ad un protone ed un antineutrino, e viceversa.
Man mano che l’universo si raffredda con l’espansione, la rapidità
di queste reazioni diminuisce: ad un secondo dal Big Bang il loro tempo
scala è maggiore dell’età dell’universo. Questo vuol
dire che i neutrini non sono più in grado di trasformare i protoni
in neutroni e viceversa, ed il rapporto tra i numeri di queste due particelle
rimane congelato al valore presente a questo tempo.
Protoni e neutroni si combinano dando luogo al nucleo
più semplice, quello del deuterio (2H), che consiste
di un protone e un neutrone. Tuttavia, a temperature dell’ordine
di 3.000.000.000 gradi Kelvin (K), quali quelle presenti in questa fase,
il deuterio è facilmente dissociato dai fotoni
, sicché questo elemento sopravvive solo in basse abbondanze.
Al diminuire della temperatura, quantità
sempre crescenti di nuclei di deuterio sopravvivono e si combinano tra
loro o con singoli protoni e neutroni, formando nuclei di elementi leggeri.
A tre minuti dal Big Bang, quando la temperatura
è scesa a 300.000.000 K, le reazioni nucleari cessano. A questo
punto circa il 75% della massa della materia ordinaria è composta
da nuclei di idrogeno (semplici protoni), ed il 25% da elio (4He),
composto da due protoni e due neutroni. Vi sono inoltre scarsissime
tracce di 2H, 3He e litio 7Li.
Tutti gli elementi più pesanti verranno sintetizzati
successivamente all’interno delle stelle. Le osservazioni in galassie
in cui non c’è stata una forte attività stellare (e dunque
non inquinate da quest’ultima) confermano le previsioni fornite dal Big
Bang e ne rappresentano una delle basi osservative più stringenti.
Gli elementi più pesanti dell’elio prodotti
nel Big Bang, pur presenti in deboli tracce, rappresentano tuttavia un
importante strumento diagnostico per risalire alla densità di materia
ordinaria presente nell’universo.
In particolare, il deuterio riveste una importanza
speciale a questo scopo in quanto non viene sintetizzato nelle stelle.
Infatti questo nucleo è assai fragile, e viene facilmente distrutto
dai fotoni presenti nei nuclei
stellari. Inizialmente una certa quantità di deuterio riesce
a sopravvivere perché l’espansione dell’universo è così
rapida che i fotoni g
non fanno in tempo a distruggere tutti i nuclei di 2H.
Per lo stesso motivo non tutti i nuclei di deuterio
riescono a fondersi in nuclei di 4He.
Se la densità della materia ordinaria è
alta il numero di collisioni dei nuclei di deuterio è pure alto,
e gran parte di questi ultimi viene trasformato in elio.
Al contrario, per densità minori, sopravvive
una maggiore quantità di 2H.
La dipendenza di questo processo dalla densità
è forte, come mostrato dalla figura, in cui le abbondanze osservate
sono confrontate con quelle previste. Da questo confronto si risale
alla densità di materia barionica, che risulta inferiore alla densità
ottenuta studiando la gravità su larga scala di vasti aggregati
di materia. Se ne deduce, pertanto, che gran parte della materia,
responsabile di tale gravità, deve essere composta da particelle
elementari "esotiche".
Candidati naturali come componenti della materia
scura sono i neutrini.
Essi sono stati osservati da molti anni; la loro
massa è incerta, ma sicuramente molto piccola (per lungo tempo si
è pensato che fosse nulla, come quella dei fotoni).
Assumendo una massa pari a 10-8 quella
del protone, i neutrini, prodotti in grande quantità nel Big Bang,
potrebbero sviluppare la gravità necessaria per formare galassie
ed ammassi di galassie.
Alternativamente, la gravità potrebbe originarsi
principalmente da particelle pesanti (con una massa maggiore di 40 volte
quella del protone) finora non osservate, ma previste dalle attuali teorie
sulle particelle elementari.
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