Quasar e accrescimento su buchi neri
Annibale D'Ercole
Osservatorio Astronomico - Bologna

L’accrescimento gravitazionale su oggetti compatti risulta essere di gran lunga il processo fisico più efficiente per la produzione di energia ed è invocato dagli astrofisici per spiegare l’emissione di sorgenti ad alta energia sia su scala stellare (come le binarie X), sia su scala galattica (come i quasar).

Supponiamo che un oggetto di massa M e raggio R si trovi al centro di una nube di gas. Anche se inizialmente la nube è ferma, ogni suo singolo elemento comincerà a cadere radialmente sotto l’azione gravitazionale del corpo centrale. L’energia cinetica acquisita durante la caduta viene trasformata in calore quando il gas urta contro la superficie del corpo centrale e si arresta. Il gas, così scaldato, emette energia sotto forma di radiazione, raffreddandosi. Per la conservazione dell’energia, la radiazione emessa è pari al lavoro compiuto dalla gravità per spostare il gas da una grande distanza fino alla superficie. Questo lavoro, com’è noto, è pari all’energia potenziale calcolata al raggio R, e quindi l’energia irradiata a seguito del processo di accrescimento è pari a

 

 

dove G è la costante gravitazionale, c è la velocità della luce e Δm la massa di gas caduta. La formula è stata riscritta in termini del raggio di Schwarzschild Rs=2GM/c2, una lunghezza caratteristica che si associa agli oggetti gravitanti. L’ultima espressione nell’equazione precedente è particolarmente interessante perché esprime l’energia irradiata in termini di energia di riposo Δmc2 della massa caduta. Il parametro

             (1)

 

rappresenta l’efficienza di conversione di questa energia in radiazione. Vale la pena ricordare che la fusione nucleare tra protoni e neutroni che avviene al centro del Sole, e che porta alla conversione di idrogeno in elio ed alla produzione di radiazione, possiede un’efficienza pari allo 0,7% della energia a riposo dei protoni e dei neutroni; in altre parole η=0,007. Nei fenomeni di accrescimento l’efficienza dipende da quanto è compatto l’oggetto centrale. Per una nana bianca, per cui M=M¤ (M¤=2´1033 g è la massa del sole) e R 5000 km, si ottiene η ≈ 0,0003. Per una stella di neutroni con M=M¤ e R 15 km, η ≈ 0,1.

 

Se l’accrescimento avviene in un intervallo di tempo Δt, allora il tasso di accrescimento, ovvero la quantità di gas che cade nell’unità di tempo, è dato da   = Δm /Δt, e l’energia emessa nell’unità di tempo, ovvero la luminosità Lacc= ΔEacc /Δt, è data da

.

 

In base alla definizione di efficienza data più sopra, sembrerebbe che valori ancora maggiori di η possano ottenersi nel caso in cui l’oggetto centrale sia un buco nero. Il buco nero, infatti, è l’oggetto più compatto che si possa immaginare, dal momento che le sue “dimensioni” (l’espressione, ancorché efficace, è alquanto imprecisa) sono inferiori al raggio di Schwarzschild. Le cose, tuttavia, sono più complesse. Una volta che un’ipotetica astronave supera il raggio di Schwarzschild, essa non può più tornare indietro, indipendentemente dalla potenza dei suoi motori; al di là del raggio di Schwarzschild tutto viene inghiottito dal buco nero e scompare alla vista, giacché neanche la luce è in grado di uscire. In assenza di una superficie “solida” contro cui sbattere e riscaldarsi, il gas in caduta diretta verso un buco nero sembra dunque destinato a scomparire con la sua energia cinetica senza avere modo di irraggiare.

C’è tuttavia un particolare che fino ad ora abbiamo trascurato. In pratica, il gas della nube che avvolge inizialmente l’oggetto centrale è dotato di una qualche rotazione. Anche se inizialmente la velocità di rotazione è molto bassa, man mano che la nube si contrae, la rotazione aumenta a causa della conservazione del momento angolare (il prodotto r × υr rimane costante, dove r è la distanza dal centro di un elemento di gas e υr la sua velocità di rotazione). Ne consegue che in vicinanza del centro il gas, a causa della rotazione, non accresce sul buco nero sfericamente da ogni direzione, ma forma un disco di accrescimento e si avvicina al centro spiraleggiando. Man mano che si addensa in un volume sempre minore, il gas si comprime e diventa sempre più caldo emettendo radiazione. Al momento di sparire al di là del raggio di Schwarzschild, un elemento di fluido avrà trasformato la sua energia potenziale dapprima in calore e poi in radiazione.

Tuttavia, per un calcolo accurato dell’efficienza η dobbiamo considerare due dettagli. Il primo è che un oggetto che spiraleggia trasforma solo metà della sua energia potenziale in energia cinetica di caduta (e conseguentemente in calore e infine in radiazione), mentre l’altra metà è trasformata in energia cinetica di rotazione che, in presenza di un buco nero, viene persa assieme al gas al di là del raggio di Schwarzschild (per un’orbita circolare la dimostrazione di questa ripartizione energetica è alquanto semplice e, come si dice in questi casi, viene lasciata come utile esercizio per il lettore). Nel caso di un disco di accrescimento si ha dunque:

.            (2)

 

Il secondo dettaglio è un effetto tipicamente relativistico. Nonostante che il “punto di non ritorno” per un oggetto in caduta verso un buco nero sia dato effettivamente da Rs, l’ultima orbita stabile per un oggetto che spiraleggia ha un raggio pari a 3Rs. A questa distanza la gravità prevale in maniera drammatica e il materiale raggiunge Rs in caduta libera, impiegando appena 10-4 s, e dunque non avendo modo di irraggiare granché prima di scomparire al di là del raggio di Schwarzschild. Sostituendo dunque 3Rs al posto di R nell’equazione (1) e tenendo conto dell’equazione (2) si ottiene per un buco nero η = 0,08. Dunque, nonostante la sua compattezza, un buco nero ha un’efficienza simile a quella di una stella di neutroni.

Tuttavia, i buchi neri hanno particolare importanza per due motivi. Innanzitutto, l’efficienza appena calcolata vale per un buco nero statico; ma un buco nero in rotazione produce orbite stabili a distanze inferiori a 3Rs e l’efficienza può arrivare a η = 0,43. Inoltre, contrariamente alle stelle di neutroni, possono esistere buchi neri con masse pari a milioni di volte quella del Sole e dunque in grado di accrescere grandi quantità di materia e irraggiare luminosità enormi. Si ritiene che la sorgente energetica dei quasar consista proprio nell’accrescimento su simili buchi neri. Il motivo è dato dalle luminosità di questi oggetti, pari a centinaia di volte quella della nostra Galassia. Per ottenere una luminosità tipica di 1047 erg/s, un “motore” basato sulle reazioni nucleari, con un efficienza di η = 0,007, dovrebbe accrescere più di 250 M¤ all’anno. Questo “consumo” è particolarmente elevato (un’intera galassia verrebbe inghiottita in un miliardo di anni), ed ovviamente viene notevolmente ridotto in caso di accrescimento con η ≈ 0,1-0,4.

 


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